domenica 5 aprile 2009

OTTAVO CANTO

Io dico, seguitando, ch’assai prima
che noi fossimo al piè de l’alta torre,
3 li occhi nostri n’andar suso a la cima
per due fiammette che i vedemmo porre,
e un’altra da lungi render cenno,
6 tanto ch’a pena il potea l’occhio tòrre.
E io mi volsi al mar di tutto ’l senno;
dissi: "Questo che dice? e che risponde
9 quell’altro foco? e chi son quei che ’l fenno?".
Ed elli a me: "Su per le sucide onde
già scorgere puoi quello che s’aspetta,
12 se ’l fummo del pantan nol ti nasconde".
Corda non pinse mai da sé saetta
che sì corresse via per l’aere snella,
15 com’io vidi una nave piccioletta
venir per l’acqua verso noi in quella,
sotto ’l governo d’un sol galeoto,
18 che gridava: "Or se’ giunta, anima fella!".
"Flegïàs, Flegïàs, tu gridi a vòto",
disse lo mio segnore, "a questa volta:
21 più non ci avrai che sol passando il loto".
Qual è colui che grande inganno ascolta
che li sia fatto, e poi se ne rammarca,
24 fecesi Flegïàs ne l’ira accolta.
Lo duca mio discese ne la barca,
e poi mi fece intrare appresso lui;
27 e sol quand’io fui dentro parve carca.
Tosto che ’l duca e io nel legno fui,
segando se ne va l’antica prora
30 de l’acqua più che non suol con altrui.
Mentre noi corravam la morta gora,
dinanzi mi si fece un pien di fango,
33 e disse: "Chi se’ tu che vieni anzi ora?".
E io a lui: "S’i’ vegno, non rimango;
ma tu chi se’, che sì se’ fatto brutto?".
36 Rispuose: "Vedi che son un che piango".
E io a lui: "Con piangere e con lutto,
spirito maladetto, ti rimani;
39 ch’i’ ti conosco, ancor sie lordo tutto".
Allor distese al legno ambo le mani;
per che ’l maestro accorto lo sospinse,
42 dicendo: "Via costà con li altri cani!".
Lo collo poi con le braccia mi cinse;
basciommi ’l volto e disse: "Alma sdegnosa,
45 benedetta colei che ’n te s’incinse!
Quei fu al mondo persona orgogliosa;
bontà non è che sua memoria fregi:
48 così s’è l’ombra sua qui furïosa.
Quanti si tegnon or là sù gran regi
che qui staranno come porci in brago,
51 di sé lasciando orribili dispregi!".
E io: "Maestro, molto sarei vago
di vederlo attuffare in questa broda
54 prima che noi uscissimo del lago".
Ed elli a me: "Avante che la proda
ti si lasci veder, tu sarai sazio:
57 di tal disïo convien che tu goda".
Dopo ciò poco vid’io quello strazio
far di costui a le fangose genti,
60 che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio.
Tutti gridavano: "A Filippo Argenti!";
e ’l fiorentino spirito bizzarro
63 in sé medesmo si volvea co’ denti.
Quivi il lasciammo, che più non ne narro;
ma ne l’orecchie mi percosse un duolo,
66 per ch’io avante l’occhio intento sbarro.
Lo buon maestro disse: "Omai, figliuolo,
s’appressa la città c’ha nome Dite,
69 coi gravi cittadin, col grande stuolo".
E io: "Maestro, già le sue meschite
là entro certe ne la valle cerno,
72 vermiglie come se di foco uscite
fossero". Ed ei mi disse: "Il foco etterno
ch’entro l’affoca le dimostra rosse,
75 come tu vedi in questo basso inferno".
Noi pur giugnemmo dentro a l’alte fosse
che vallan quella terra sconsolata:
78 le mura mi parean che ferro fosse.
Non sanza prima far grande aggirata,
venimmo in parte dove il nocchier forte
81 "Usciteci", gridò: "qui è l’intrata".
Io vidi più di mille in su le porte
da ciel piovuti, che stizzosamente
84 dicean: "Chi è costui che sanza morte
va per lo regno de la morta gente?".
E ’l savio mio maestro fece segno
87 di voler lor parlar segretamente.
Allor chiusero un poco il gran disdegno
e disser: "Vien tu solo, e quei sen vada
90 che sì ardito intrò per questo regno.
Sol si ritorni per la folle strada:
pruovi, se sa; ché tu qui rimarrai,
93 che li ha’ iscorta sì buia contrada".
Pensa, lettor, se io mi sconfortai
nel suon de le parole maladette,
96 ché non credetti ritornarci mai.
"O caro duca mio, che più di sette
volte m’hai sicurtà renduta e tratto
99 d’alto periglio che ’ncontra mi stette,
non mi lasciar", diss’io, "così disfatto;
e se ’l passar più oltre ci è negato,
102 ritroviam l’orme nostre insieme ratto".
E quel segnor che lì m’avea menato,
mi disse: "Non temer; ché ’l nostro passo
105 non ci può tòrre alcun: da tal n’è dato.
Ma qui m’attendi, e lo spirito lasso
conforta e ciba di speranza buona,
108 ch’i’ non ti lascerò nel mondo basso".
Così sen va, e quivi m’abbandona
lo dolce padre, e io rimagno in forse,
111 che sì e no nel capo mi tenciona.
Udir non potti quello ch’a lor porse;
ma ei non stette là con essi guari,
114 che ciascun dentro a pruova si ricorse.
Chiuser le porte que’ nostri avversari
nel petto al mio segnor, che fuor rimase
117 e rivolsesi a me con passi rari.
Li occhi a la terra e le ciglia avea rase
d’ogne baldanza, e dicea ne’ sospiri:
120 "Chi m’ha negate le dolenti case!".
E a me disse: "Tu, perch’io m’adiri,
non sbigottir, ch’io vincerò la prova,
123 qual ch’a la difension dentro s’aggiri.
Questa lor tracotanza non è nova;
ché già l’usaro a men segreta porta,
126 la qual sanza serrame ancor si trova.
Sovr’essa vedestù la scritta morta:
e già di qua da lei discende l’erta,
129 passando per li cerchi sanza scorta,
tal che per lui ne fia la terra aperta".

PARAFRASI
Proseguendo il mio racconto, dico che, molto prima di giungere ai piedi dell’alta torre, i nostri sguardi si diressero verso la sua sommità attratti da due fiammelle che vedemmo apparire lassù, e da un’altra che rispondeva ai segnali da tanto lontano, che a stento il nostro sguardo poteva distinguerla. Allora mi rivolsi a Virgilio, dicendo: " Che significato ha questo segnale? e quale risposta dà quell’altra luce? e chi sono quelli che l’hanno accesa ? " E Virgilio di rimando: " Sull’acqua melmosa puoi già scorgere colui che è atteso (da chi ha fatto i segnali), se i vapori che lo stagno esala non lo celano ai tuoi occhi ". Nessuna corda d’arco scoccò mai una freccia che volasse nell’aria con una velocità paragonabile a quella della piccola imbarcazione che vidi in quell’istante dirigersi sull’acqua verso di noi, pilotata da un solo nocchiero, che urlava: " Ti ho finalmente raggiunto, spirito malvagio! " " Flegiàs, Flegiàs, tu gridi inutilmente contro di noi " ribatte il mio maestro, "a non ci avrai in tuo potere che il tempo necessario per attraversare la palude fangosa." Come colui che apprende di essere stato gravemente ingannato, e allora prova rammarico, così divenne Flegiàs per l’ira che in lui si raccolse. Virgilio scese nella barca, e poi mi fece scendere dopo di lui; soltanto quando anch’io fui entrato, essa sembrò carica (gli abitanti dell’oltretomba, essendo esseri privi del corpo, non hanno peso). Non appena Virgilio e io fummo a bordo, l’antica (perché coeva dell’inferno) barca cominciò a fendere l’acqua, immergendosi in essa più profondamente di quanto non faccia di solito, quando trasporta le anime. Mentre solcavamo l’immobile palude, mi si parò davanti uno spirito coperto di fango, e disse: "Chi sei tu che arrivi anzitempo (prima del termine stabilito, cioè prima della morte ) ? " Ed io: " Se arrivo, non è certo per rimanere; ma chi sei tu, reso cosi sporco dal fango?" Rispose: "Vedi bene che sono uno di quelli che piangono (cioè un dannato) ". Ed io: " Restatene, anima maledetta, col pianto e col dolore; perché ti riconosco, anche se sei tutto imbrattato di fango ". Allora allungò verso la barca entrambe le mani (per rovesciarla o per colpire Dante ); ma Virgilio pronto lo respinse, dicendogli: " Via di qui, vattene a stare con gli altri maledetti ! " Poi mi abbraccio: mi baciò in viso, e disse: "Anima fiera, sia benedetta colei che ti ha portato nel grembo! Quello fu in vita un prepotente; nessuna azione buona abbellisce il ricordo che di sé ha lasciato: per questo la sua anima e qui in preda al furore. Quanti che si considerano adesso nel mondo persone di grande importanza, qui staranno come porci nel fango, lasciando di sé il ricordo di atti spregevoli ! " Ed io: "Maestro, sarei molto desideroso, prima di uscire dalla palude, di vederlo immergere in questa melma". E Virgilio: "Prima che tu possa vedere la riva, sarai appagato: è giusto che tu goda del soddisfacimento di questo tuo desiderio" . Poco dopo vidi gli iracondi fare di lui un tale scempio, che per esso ancora glorifico e rendo grazie a Dio. Tutti insieme gridavano: " Addosso a Filippo Argenti! "; e il rabbioso dannato fiorentino volgeva contro sé stesso la propria ira, dilaniandosi coi denti. Lo abbandonammo a questo punto, in condizioni tali, che non occorre aggiungere altre parole; ma ecco che un suono doloroso colpì il mio udito, per la qual cosa spalancai gli occhi guardando attentamente davanti a me. In questo canto il linguaggio è sempre teso e ricco di movimento drammatico; il presente storico sbarro sottolinea la subitaneità della nuova impressione che il Poeta avverte. Virgilio mi disse: " Ormai, figlio, si avvicina la città chiamata Dite, coi suoi abitanti oppressi dal dolore, col grande esercito (dei diavoli)". Ed io: " Maestro, distinguo già chiaramente laggiù nell’avvallamento le sue torri, rosseggianti come se fossero uscite dal fuoco". E Virgilio mi disse: "Il fuoco eterno che all’interno le arroventa, le fa apparire rosse, come puoi vedere in questa parte bassa dell’inferno ". Arrivammo infine dentro i profondi fossati che difendono quella città desolata: mi sembrava che le mura fossero di ferro. Non senza aver prima fatto un ampio giro, giungemmo in un punto dove il nocchiero gridò ad alta voce: " Uscite da qui (dalla barca): ecco la porta (della città di Dite) ". Vidi più di mille diavoli a guardia delle porte, i quali con stizza dicevano: " Chi e costui che ancora in vita visita il regno dei morti?". E il mio saggio maestro accennò di voler parlare con loro in disparte. Allora frenarono un poco la loro grande ira, e dissero: "Vieni soltanto tu, e vada via quello, che con tanto ardire e penetrato in questo regno. Ripercorra da solo il cammino temerario (fatto fin qui): provi, se ne è capace; perché tu, che gli hai fatto da guida in un paese così buio, resterai qui ". Immagina, lettore, quanto mi perdetti d’animo nell’udire queste parole maledette, perché credetti di non poter mai più tornare fra i vivi. " Mia amata guida, che innumerevoli volte mi hai ridato coraggio e salvato dai grandi pericoli che mi si pararono contro, non mi abbandonare " dissi " in questo stato di angoscia; e se non ci è consentito di andare avanti, ripercorriamo subito insieme il cammino che abbiamo fatto (per venire fin qui). " E Virgilio, che mi aveva condotto li, mi disse: "Non aver paura; perché nessuno può precluderci il passaggio: tanto potente è colui dal quale è voluto. Tu attendimi qui, e conforta il tuo animo prostrato alimentandolo con lasperanza che non inganna, poiché io non ti abbandonerò in questa parte bassa dell’ inferno (nel mondo basso)". Così dicendo il mio padre affettuoso se ne va, e qui mi lascia solo, e io resto nel dubbio, poiché nella mia testa il timore combatte con la speranza. Non potei udire quello che disse loro: ma egli non si trattenne a lungo là con essi, che già ciascuno dei diavoli gareggiava in velocità con gli altri nel tornare correndo dentro le mura. Quei nostri nemici chiusero le porte davanti a Virgilio, che restò fuori, e tornò verso di me con passi lenti. Teneva gli occhi abbassati ed aveva un’espressione sfiduciata, e diceva sospirando: "Da chi mai mi viene impedito l’ingresso nelle sedi del dolore! ". E rivolto a me: "Anche se io mi cruccio, non perderti d’animo, perché vincerò questa prova di forza, chiunque dentro le mura si adoperi per vietarci l’ingresso. Questa loro presunzione non è nuova: perché già l’adoperarono davanti a una porta meno interna, la quale si trova ancor oggi spalancata. Sopra di essa hai veduto l’iscrizione che parla della morte eterna: e varcatala già scende per la china, passando di cerchio in cerchio senza guida o protezione, colui ad opera del quale la città ci sarà aperta".

1 commento:

  1. Steve Edwards è un cantante house molto famoso. tra i suoi prodotti più rinomati ci sono:
    "Through The Night" (co-scritto e prodotto da Martin Smith)
    "DYOT (Do il tuo Thing)" (con DabHands, come DabHands & Steve Edwards)
    inoltre:
    Problem Kids - "I Will Lead"
    Problem Kids - "S'alright"
    Million Dollar Orchestra - "It Takes Heart"
    Reset - "An Afternoon with Steve Edwards"
    M Factor - "Mother"
    Cassius - "The Sound of Violence"
    X-Press 2 - "Call That Love"
    Guiro - "Put Your Hands Together"
    Hollway & Eastwick - "Downtime"
    Starchaser - "Falling Star"
    Robbie Rivera - "I Want More"
    D. Ramirez - "Testify"
    Electric Company - "Stone Killer"
    Axwell - "Watch The Sunrise"
    Stevie Sole - "Big Strong Love"
    Matteo Esse & Sant - "My Revolution"
    The House Keepers - "Feel Da Feeling"
    Starchaser - "Fate"
    Disco Darlings and Lee Robinson - "Startrekker"
    Michael Gray - "Somewhere Beyond"

    Yves Larock - "Listen To The Voice Inside"

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