domenica 10 maggio 2009

CANTO SEDICESIMO

Già era in loco onde s’udia ’l rimbombo
de l’acqua che cadea ne l’altro giro,
3 simile a quel che l’arnie fanno rombo,
quando tre ombre insieme si partiro,
correndo, d’una torma che passava
6 sotto la pioggia de l’aspro martiro.
Venian ver’ noi, e ciascuna gridava:
"Sòstati tu ch’a l’abito ne sembri
9 esser alcun di nostra terra prava".
Ahimé, che piaghe vidi ne’ lor membri,
ricenti e vecchie, da le fiamme incese!
12 Ancor men duol pur ch’i’ me ne rimembri.
A le lor grida il mio dottor s’attese;
volse ’l viso ver’ me, e: "Or aspetta",
15 disse, "a costor si vuole esser cortese.
E se non fosse il foco che saetta
la natura del loco, i’ dicerei
18 che meglio stesse a te che a lor la fretta".
Ricominciar, come noi restammo, ei
l’antico verso; e quando a noi fuor giunti,
21 fenno una rota di sé tutti e trei.
Qual sogliono i campion far nudi e unti,
avvisando lor presa e lor vantaggio,
24 prima che sien tra lor battuti e punti,
così rotando, ciascuno il visaggio
drizzava a me, sì che ’n contraro il collo
27 faceva ai piè continüo vïaggio.
E "Se miseria d’esto loco sollo
rende in dispetto noi e nostri prieghi",
30 cominciò l’uno, "e ’l tinto aspetto e brollo,
la fama nostra il tuo animo pieghi
a dirne chi tu se’, che i vivi piedi
33 così sicuro per lo ’nferno freghi.
Questi, l’orme di cui pestar mi vedi,
tutto che nudo e dipelato vada,
36 fu di grado maggior che tu non credi:
nepote fu de la buona Gualdrada;
Guido Guerra ebbe nome, e in sua vita
39 fece col senno assai e con la spada.
L’altro, ch’appresso me la rena trita,
è Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce
42 nel mondo sù dovria esser gradita.
E io, che posto son con loro in croce,
Iacopo Rusticucci fui, e certo
45 la fiera moglie più ch’altro mi nuoce".
S’i’ fossi stato dal foco coperto,
gittato mi sarei tra lor di sotto,
48 e credo che ’l dottor l’avria sofferto;
ma perch’io mi sarei brusciato e cotto,
vinse paura la mia buona voglia
51 che di loro abbracciar mi facea ghiotto.
Poi cominciai: "Non dispetto, ma doglia
la vostra condizion dentro mi fisse,
54 tanta che tardi tutta si dispoglia,
tosto che questo mio segnor mi disse
parole per le quali i’ mi pensai
57 che qual voi siete, tal gente venisse.
Di vostra terra sono, e sempre mai
l’ovra di voi e li onorati nomi
60 con affezion ritrassi e ascoltai.
Lascio lo fele e vo per dolci pomi
promessi a me per lo verace duca;
63 ma ’nfino al centro pria convien ch’i’ tomi".
"Se lungamente l’anima conduca
le membra tue", rispuose quelli ancora,
66 "e se la fama tua dopo te luca,
cortesia e valor dì se dimora
ne la nostra città sì come suole,
69 o se del tutto se n’è gita fora;
ché Guiglielmo Borsiere, il qual si duole
con noi per poco e va là coi compagni,
72 assai ne cruccia con le sue parole".
"La gente nuova e i sùbiti guadagni
orgoglio e dismisura han generata,
75 Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni".
Così gridai con la faccia levata;
e i tre, che ciò inteser per risposta,
78 guardar l’un l’altro com’al ver si guata.
"Se l’altre volte sì poco ti costa",
rispuoser tutti, "il satisfare altrui,
81 felice te se sì parli a tua posta!
Però, se campi d’esti luoghi bui
e torni a riveder le belle stelle,
84 quando ti gioverà dicere "I’ fui",
fa che di noi a la gente favelle".
Indi rupper la rota, e a fuggirsi
87 ali sembiar le gambe loro isnelle.
Un amen non saria potuto dirsi
tosto così com’e’ fuoro spariti;
90 per ch’al maestro parve di partirsi.
Io lo seguiva, e poco eravam iti,
che ’l suon de l’acqua n’era sì vicino,
93 che per parlar saremmo a pena uditi.
Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ’nver’ levante,
96 da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
99 e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l’Alpe per cadere ad una scesa
102 ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d’una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell’acqua tinta,
105 sì che ’n poc’ora avria l’orecchia offesa.
Io avea una corda intorno cinta,
e con essa pensai alcuna volta
108 prender la lonza a la pelle dipinta.
Poscia ch’io l’ebbi tutta da me sciolta,
sì come ’l duca m’avea comandato,
111 porsila a lui aggroppata e ravvolta.
Ond’ei si volse inver’ lo destro lato,
e alquanto di lunge da la sponda
114 la gittò giuso in quell’alto burrato.
"E’ pur convien che novità risponda",
dicea fra me medesmo, "al novo cenno
117 che ’l maestro con l’occhio sì seconda".
Ahi quanto cauti li uomini esser dienno
presso a color che non veggion pur l’ovra,
120 ma per entro i pensier miran col senno!
El disse a me: "Tosto verrà di sovra
ciò ch’io attendo e che il tuo pensier sogna;
123 tosto convien ch’al tuo viso si scovra".
Sempre a quel ver c’ha faccia di menzogna
de’ l’uom chiuder le labbra fin ch’el puote,
126 però che sanza colpa fa vergogna;
ma qui tacer nol posso; e per le note
di questa comedìa, lettor, ti giuro,
129 s’elle non sien di lunga grazia vòte,
ch’i’ vidi per quell’aere grosso e scuro
venir notando una figura in suso,
132 maravigliosa ad ogne cor sicuro,
sì come torna colui che va giuso
talora a solver l’àncora ch’aggrappa
135 o scoglio o altro che nel mare è chiuso,
che ’n sù si stende e da piè si rattrappa.

PARAFRASI
Mi trovavo già in un luogo dal quale si udiva il fragore dell’acqua (del fiumicello) che precipitava nel cerchio seguente, simile a quel ronzio cupo che producono gli alveari, allorché tre ombre si staccarono contemporaneamente, correndo, da una schiera che passava sotto la pioggia del crudele supplizio. Venivano verso di noi, e ciascuna gridava: " Fermati tu che dall’abito ci sembri essere uno della nostra città malvagia ". Ahimè, quali ferite recenti e antiche, aperte dalle fiamme, vidi nelle loro membra! Ne provo ancora dolore soltanto a ricordarmene. Alle loro grida Virgilio fermò la propria attenzione; volse il viso verso di me, e disse: " Aspetta: bisogna essere cortesi con costoro. E se non fosse per le fiamme che la natura del luogo scaglia, direi che converrebbe a te più che a loro l’affrettarsi ". Non appena ci fummo fermati, essi ripresero (a muoversi) nel solito modo; e quando furono giunti presso di noi, si disposero in cerchio tutti e tre, come sono soliti fare i lottatori nudi e unti, nel momento in cui cercano con gli occhi la presa più vantaggiosa, prima di colpirsi e ferirsi a vicenda; e così girando, ciascuno volgeva il viso verso di me, in modo che il collo si muoveva continuamente in direzione opposta a quella dei piedi. E " Se la triste condizione di questo luogo sabbioso e il nostro aspetto annerito e devastato rendono spregevoli noi e le nostre preghiere" cominciò uno di essi " la nostra fama induca il tuo animo a dirci chi sei tu, che così immune da tormenti cammini ancora vivo nell’inferno. Questo, di cui mi vedi calpestare le orme, benché cammini nudo e spellato, fu di condizione più elevata di quanto tu possa credere: fu nipote della virtuosa Gualdrada; ebbe nome Guido Guerra, e nella sua vita si distinse per ingegno e valore, Se io fossi stato al riparo dal fuoco, mi sarei lanciato di sotto in mezzo a loro, e credo che Virgilio lo avrebbe permesso; ma poiché sarei stato arso dalle fiamme, il timore prevalse sul mio lodevole desiderio che mi rendeva bramoso di abbracciarli. Poi cominciai: "La condizione nella quale vi trovate non ha suscitato in me disprezzo, ma un dolore tanto grande che passerà molto tempo prima che io me ne liberi completamente, allorché Virgilio mi disse parole dalle quali argomentai che si avvicinassero anime grandi quali voi siete. Appartengo alla vostra città, e ho sempre appreso e ascoltato le vostre opere e i vostri nomi onorati con commozione. Lascio l’amarezza del peccato e mi dirigo verso i dolci frutti del bene a me promessi dalla mia guida (Virgilio) veritiera; ma occorre che io precipiti prima fino al centro (della terra) ". "Possa tu vivere a lungo" rispose ancora quello, " e la tua fama risplendere dopo la tua morte, ma di’ se nella nostra città abitano ancora cortesia e valore così come solevano, o se sono completamente scomparsi; poiché Guglielmo Borsiere, il quale da poco soffre qui con noi, e cammina là con i compagni, ci addolora molto con le sue parole." " La gente nuova (pervenuta di recente alle cariche politiche e arrivata in gran parte dal contado) e gli improvvisi guadagni hanno prodotto superbia e sfrenatezza, in te, Firenze, tanto che già te ne duoli." Così gridai a testa alta; e i tre, che interpretarono queste parole come una risposta, si guardarono l’un l’altro come ci si guarda quando si ode una verità (che rattrista). " Se ti costa sempre così poco sforzo " risposero tutti " accontentare gli altri, te fortunato se riesci ad esprimerti così bene ! Perciò, possa tu scampare a questi luoghi oscuri e tornare a rivedere le belle stelle, quando ti sarà dolce dire "Io fui (nell’inferno)", (in nome di questo augurio) fa in modo di parlare alla gente di noi. " Quindi ruppero il cerchio, e le loro agili gambe sembrarono ali nel fuggire. Non si sarebbe potuto pronunciare un amen così rapidamente come essi sparirono; e perciò Virgilio giudicò opportuno che ci allontanassimo. lo lo seguivo, ed avevamo percorso poco cammino, quando il fragore dell’acqua ci fu così vicino, che se avessimo parlato ci saremmo uditi appena. Come quel fiume che, per primo (per chi guarda) dal Monviso verso levante, ha (tra i fiumi che nascono) dal versante sinistro dell’Appennino, un corso interamente suo, il quale nella parte superiore si chiama Acquacheta, prima di scendere nel suo alveo in pianura, e a Forlì non ha più quel nome rimbomba sopra San Benedetto dell’Alpe per il fatto che precipita attraverso una sola cascata ove dovrebbe essere ricevuto da mille (cascate), così trovammo che rimbombava quell’acqua oscura, riversandosi attraverso un pendio ripido, in modo tale che avrebbe in poco tempo danneggiato l’udito. Io avevo una corda legata intorno (ai fianchi), e con essa avevo pensato una volta di catturare la lonza dal manto screziato. Dopo essermi completamente slegato, così come mi aveva ordinato Virgilio, gliela porsi stretta e avvolta. Per cui egli si volse verso destra, e la gettò giù in quel profondo precipizio alquanto lontano dalla sponda. " Eppure occorre che qualcosa di nuovo appaia " dicevo fra me stesso " in risposta al segnale inusitato che Vìrgìlio segue con lo sguardo così attentamente. " Ahi quanto prudenti devono essere gli uommi davanti a coloro che non vedono soltanto le azioni, ma penetrano con l’ inteffigenza dentro i pensieri ! Egli mi disse: " Fra poco salirà ciò che attendo e che il tuo pensiero confusamente immagina : fra poco dovrà apparire alla tua vista ". L’uomo deve sempre tacere, finché può, quella verità che ha apparenza di menzogna (per il fatto che è incredibile), poiché essa, senza che egli ne abbia colpa, lo pone nella condizione di vergognarsi; ma a questo punto non posso tacere (la verità); e sui versi di questa commedia, o lettore, ti giuro, così possano essi non essere privi di accoglienza gradita che duri a lungo, che vidi attraverso quell’aria densa e tenebrosa venire nuotando verso l’alto una figura, tale da destare sgomento in ogni animo forte, così come torna alla superficie colui che scende talvolta a disincagliare l’ancora impigliata o in uno scoglio o in altra cosa chiusa nel mare, il quale si tende nella parte superiore del corpo, e si rattrappisce in quella inferiore.

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